IL CONTENIMENTO DEGLI ATLETI ADHD NEL CONTESTO CESTISTICO GIOVANILE

IL CONTENIMENTO DEGLI ATLETI ADHD

NEL CONTESTO CESTISTICO GIOVANILE

Questo breve lavoro vuole aprire una finestra sugli atleti che presentano

la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), approfondendo in particolar modo la loro gestione all’interno delle proposta educativa cestistica in ambito giovanile.

L’ADHD è un disturbo che colpisce 1/2 % della popolazione infantile, ha una causa complessa che ha un’origine neurobiologica; infatti gli aspetti biologici e quelli ambientali interagiscono in modo circolare.

Le caratteristiche di questa patologia riguardano sia l’aspetto cognitivo che quello comportamentale.

Dal punto di vista cognitivo questi ragazzi hanno difficoltà nel sostenere l’attenzione per tempi prolungati, presentano una distraibilità molto elevata e spesso hanno una percezione alterata del tempo ( Fedeli 2004).

Oltre a questo, i soggetti che presentano tale disturbo denotano una velocità/superficialità nell’analisi della situazione ( Coroldi 1997) e un marcato deficit a livello di espressione e comprensione verbale.

Per quanto riguarda l’aspetto comportamentale si osservano delle difficoltà nella relazione con i compagni per il comportamento caotico e spesso aggressivo. Questo porta a ricevere dal gruppo dei pari poche preferenze sociali con la conseguenza di essere alla fine emarginati dal contesto classe o squadra.

La caratteristica più evidente dal punto di vista della condotta rimane la modalità di comportamenti stereotipati, ripetitivi e persistenti ed anche il mancato rispetto di regole e norme.

Ora cerchiamo di delineare quali possono essere le strategie da proporre durante il progetto educativo sportivo.

Il rinforzo differenziale

Questa tecnica parte dall’ assunto che il ragazzo manifesta comportamenti antitetici tra loro come, ad esempio, dare un pugno o dare una carezza, chiacchierare mentre il coach spiega o stare attento ed ascoltare. Applicare il rinforzo differenziale significa ignorare i comportamenti inadeguati e porre attenzione, sottolineando e lodando sinceramente, i comportamenti positivi che con il tempo dovrebbero aumentare di frequenza e i comportamenti negativi diminuire.

Costo della risposta

Questo metodo si basa sul fatto di “risarcire” o mettere in atto delle azioni compensatorie che ripaghino dell’azione negativa svolta dall’atleta.

Ad esempio se l’atleta disturba durante la spiegazione, dovrà ripetere per tre volte ai compagni quello che l’allenatore ha spiegato. Un’altra forma del costo della risposta è la sottrazione di un beneficio, che consiste nel divieto momentaneo di ottenere delle cose o di accedere a situazioni piacevoli come partecipare alla partitella di allenamento o alla gara di tiro.

Time-out

Questa pratica consiste nell’allontanamento temporaneo dell’atleta dal campo di gioco per evitare che possa persistere in un comportamento inadeguato.

Il ragazzo verrà posto a sedere in una parte del campo evitando che questi si distragga giocando con la palla o chiacchierando con i compagni; inoltre il tempo di allontanamento deve essere stabilito assieme alla squadra in base alla gravità della situazione causata.

Finito il time-out il ragazzo rientrerà in campo, ripristinando in modo tranquillo la relazione come prima dell’accaduto.

Queste tecniche possono essere adottate dopo che il dialogo e il confronto con l’atleta non hanno sortito alcun effetto; inoltre il loro uso deve essere limitato a situazioni difficili perché possono avere un impatto emotivo e relazionale molto incisivo.

Al fine di evitare effetti negativi sulla relazione, ci sono alcune regole ( Patterson,1976, Meazzini, 1978, Di Pietro,1992) da adottare e tra queste le più importanti sono le seguenti:

  • gli atleti vanno informati che si adotterà una di queste misure di fronte ad un determinato comportamento inadeguato (per esempio un comportamento aggressivo);

  • la tecnica della sottrazione dei benefici o quella del costo della risposta può risultare utile, per esempio, nella mancata esecuzione di un compito; in tal caso si comunica la consegna, si aspetta qualche secondo, dopo di che si avverte il bambino di quello che si intende fare se essa non sarà rispettata;

  • in tutto questo è importante avere un tono serio e fermo, ma il più possibile calmo e controllato;

  • può capitare che l’atleta si rifiuti per esempio di andare nel luogo del time-out; in questo caso lo si avverte che il tempo che utilizzerà per il rifiuto verrà sommato al tempo stabilito per il time-out e lo si accompagnerà nel luogo stabilito.

E’ importante che l’atleta venga avvisato sempre e sia consapevole che di fronte ad un certo comportamento ci sarà una conseguenza negativa offrendogli, in questo modo, la possibilità di bloccare l’evento negativo.

Il contratto educativo

L’idea con cui nasce il contratto educativo è quella di definire uno stile educativo ed un rapporto allenatore-atleta che sia il più equilibrato e democratico possibile.

Nella contrattazione, che avviene tra l’adulto e il ragazzo, si definiscono compiti e ricompense. Inoltre essa fornisce ai genitori ed alle figure educative una “struttura” in cui muoversi ed apprendere uno stile educativo nuovo, che è basato sul rinforzo positivo, mentre il ragazzo impara a responsabilizzarsi rispetto ai suoi compiti. ( da Home et al.).

Ecco le principali linee guida:

  • il rinforzo deve seguire immediatamente dopo che l’atleta ha eseguito il compito richiesto;

  • nei contratti devono essere contemplate delle azioni semplici ( sistemare il materiale, fare l’appello, tenere il punteggio della partita) in quanto diversamente i rinforzi non avrebbero effetto;

  • il rinforzo deve essere frequente ed a piccole dosi;

  • la contrattazione deve essere equilibrata, ossia a prestazioni complesse ( comunicare note informative importanti, redigere statistiche) devono seguire ricompense adeguate;

  • il contratto deve essere preciso (meglio se scritto) e dovranno essere ben definite, con un linguaggio adatto all’età dell’atleta, sia le richieste sia le ricompense;

  • le richieste del contratto devono essere formulate in modo positivo.

Altro aspetto determinante per la buona riuscita del contratto è una individuazione precisa dei rinforzi efficaci. A tal fine si potrebbe chiedere all’atleta di fare una lista di situazioni piacevoli a cui vorrebbe accedere (fare il capitano della squadra, trasmettere le comunicazioni ai compagni ecc.). In questo lavoro sarà utile coinvolgere anche i genitori avendo buona conoscenza delle cose che il ragazzo più gradisce.

Modellamento

Il modellamento si basa sul concetto della capacità di apprendere un comportamento attraverso l’osservazione di un modello che può essere l’allenatore, un compagno di squadra o un grande atleta di riferimento. In questo senso avremo la necessità che vi siano :

  • un modello;

  • un osservatore;

  • una risposta;

  • un rinforzo.

Il nostro comportamento è influenzato in modo più o meno potente dai modelli comportamentali con cui veniamo in contatto. Quindi diviene importante conoscere ed essere consapevoli che le nostre condotte in qualità di allenatori-educatori possono influenzare nel bene e nel male i bambini e i ragazzi che ci osservano.

Concludendo, penso che sia importante sottolineare il fatto che non esiste un metodo standard da applicare al singolo atleta che presenta il deficit di attenzione e iperattività (ADHD), ma che la pratica e la sperimentazione di varie tecniche possono aiutarci a migliorare e contenere il problema.

Naturalmente il tutto, a mio avviso, deve partire da un patto educativo stipulato tra le parti. Infatti è importante un continuo dialogo con la famiglia e gli insegnati che devono essere coinvolti in un progetto i cui obiettivi sono, oltre ad una relazione partecipata con il ragazzo, anche l’integrazione e la valorizzazione dello stesso con il gruppo dei pari.

Pordenone 15 agosto 2014

Prof. Alessandro Onofri

Insegnante di sostegno

Preparatore fisico F.I.P

Bibliografia

Fiorella Monteduro . Percorsi prosociali per iperattività, deficit dell’attenzione e disturbi della condotta. Franco Angeli Ed. 2013.

Anne Marie Wille. Il bambino ipercinetico e la terapia psicomotoria. Armando Ed.1989.