Mese: Aprile 2020

no mascherate, grazie

Assurdo. Ridicolo. Inconcepibile. Facciamo qualche paragone: come procedere in auto con il freno a mano tirato; come ascoltare musica con i tappi alle orecchie; come leggere un libro con gli occhi bendati. Così sarà fare attività motoria con la mascherina. Un paradosso: per stare in salute si mette a rischio la salute stessa o, per rendere meglio l’anacronismo, per stare meglio si starà peggio. Non credo ci voglia un comitato scientifico per sapere che durante l’esercitazione il nostro organismo richieda maggiore assunzione di aria, processo di fatto impedito da qualsiasi dispositivo che copra naso e bocca, le uniche porte d’ingresso e di uscita per ossigeno e anidride carbonica. Non potendo accedere alle quote d’aria normali per compensare lo sforzo, sarà inevitabile aumentare la frequenza degli atti respiratori, con il rischio, soprattutto per i soggetti meno abituati, di andare in iperventilazione (carenza di anidride carbonica) con conseguenze anche gravi. Quindi? Quindi, non potendola svolgere in modo appropriato, sarà un’attività fisica “mascherata”, nel senso anche letterale del termine. Ad eccezione di soggetti ben allenati, sarà impossibile fare esercizio fisico se non a ritmi molto blandi. Con un deperimento collettivo e generale dei valori prestazionali. Si stanno inventando dispositivi speciali per lo sport: qualcuno spieghi, a parte il possibile business dell’operazione, a cosa servono: se fanno passare l’aria, è immaginabile possano passare anche le goccioline di Covid 19, perciò tanto vale farne a meno. E si sta parlando solo di attività individuale, corsa o bicicletta in solitaria. Se il pensiero si sposta sugli sport di squadra, vengono i brividi. Dovremo allenarci e giocare in maschera? Sistemarsi continuamente la copertura potrebbe voler dire beccarsi un bel pallone in faccia, cosa non certo gradita ai cestisti. Che fare? Certamente non si può fare sport vestiti da carnevale. Perciò se parliamo di passeggiate o camminate digestive, nessuna controindicazione. Ma quando i valori energetici si impennano, quando si scatta, si salta o ci si tuffa per terra, non ci devono essere impedimenti. Se c’è da aspettare, si aspetterà (cercando di non far durare questo tempo più del previsto). Ma, cortesemente e per rispetto dell’altrui intelligenza, non si parli di attività sportiva con la mascherina.

corpo cercasi

Mai come ora avvertiamo l’incompiutezza delle parole. Certo, le parole possono confortare, consolare, divertire, ma non contengono la forza emotiva di un abbraccio, la complicità d’animo di una vera stretta di mano, la compassione di una sana pacca sulle spalle. Ci mancano i gesti, ci manca il contatto. Dove è finito il corpo? Abbiamo paura del nostro, che possa ammalarsi; ci teniamo alla larga da quello altrui, possibile(?) minaccia. Invisibile a noi stessi e agli altri, come un fantasma vestito che vaga in tempi e spazi indefiniti. Non ci manca tanto la palestra, il pallone, il canestro: ci mancano il cinque alto dopo un assist, il pugno stretto dopo una buona giocata, le braccia larghe per sancire l’impotenza, le spalle che si appoggiano sul petto del difensore per prendere posizione, l’abbraccio iniziale durante l’inno o finale dopo una vittoria sudata, le mani sul volto dopo una sconfitta evitabile, il saluto al pubblico nel cerchio di metà campo, la stretta di mano con gli avversari ( che poi tanto avversari non sono ) e con gli arbitri. Tutto questo manca. Mai come adesso scopriamo che il gioco virtuale, non più ‘gioco’ ma forzata abitudine, non può soddisfare l’atavica necessità di mettere muscoli, ossa e tendini nelle nostre azioni. C’è un desiderio: quando tutto finirà, perché questa cosa finirà, si possa guardare questi aggeggi tecnologici per ciò che effettivamente sono: un mezzo, uno strumento, nulla più. E che si possa davvero riscoprire la forza vitale che ci spinge ad incontrare gli altri, fatta di cuore, gambe, testa, mani. Nessuna emozione potrà mai sostituire dieci corpi stesi a terra avvinghiati in un unico abbraccio nel gridare al mondo la felicità. Nulla può sostituirsi al corpo. Tantomeno le parole.